Miti e fatti: La politica mediorientale americana - gli aspetti economici
di Mitchell G. Bard
Miti
da confutare
22.07.
"L'aiuto americano in Medio Oriente è sempre stato
unilaterale,
con gli Arabi che non prendono praticamente nulla"
22.08.
"Gli USA hanno sempre dato ad Israele miliardi di dollari a
fondo
perduto"
22.09.
"Israele continua a chiedere un mucchio di aiuti economici
sebbene
esso sia ora un paese ricco che di aiuto non ha più
bisogno"
22.11.
"L'aiuto militare americano sussidia l'industria bellica
israeliana
a spese di quella americana"
22.12.
"Le malleverie usa hanno dato ad Israele miliardi di dollari
dei
contribuenti americani usati per costruire insediamenti in
Cisgiordania
ed a Gaza per ospitare gli Ebrei sovietici"
22.14.
"Gli Israeliani vivono comodamente grazie all'aiuto americano,
e
non vedono motivo per riformare il sistema economico del loro
paese"
22.15.
"Israele prende misure protezionistiche che ostacolano il
commercio
americano"
22.17.
"Israele ha raggirato gli USA convincendoli a vendere armi
all'Iran
in cambio degli ostaggi, ed ha aiutato a dirottare i profitti
verso i Contras."
22.18.
"La dipendenza americana dal petrolio arabo è diminuita
nel corso
degli anni"
22.19.
"Le principali compagnie petrolifere americane non prendono mai
posizione sul conflitto arabo-israeliano"
22.26.
"Le università americane dovrebbero disinvestire dalle
compagnie
che fanno affari in Israele per costringerlo a por fine
all''occupazione'
ed agli abusi nei diritti umani"
[I
miti in dettaglio]
22.07.
[Mito]
"L'aiuto
americano in Medio Oriente è sempre stato unilaterale, con
gli
Arabi che non prendono praticamente nulla"
22.07.
[Fatti]
Dopo
la vittoria d'Israele nella Guerra d'Indipendenza, gli USA risposero
ad un appello per un sostegno economico all'assorbimento degli
immigrati approvando un credito di 135 milioni di Dollari della
Banca
Import-Export e la vendita di beni superflui. In quei primi anni
dell'esistenza dello Stato d'Israele (ed anche oggi) l'aiuto
americano
fu visto come un mezzo per promuovere la pace.
Nel
1951 il Congresso votò per aiutare Israele ad affrontare i
gravami
economici imposti dall'afflusso di profughi ebrei dai campi profughi
d'Europa e dai ghetti dei paesi arabi. Allora gli Arabi si
lamentarono
che gli USA li stavano trascurando, sebbene essi non avessero
allora interesse all'aiuto americano allora. Nel 1951 la Siria
respinse delle profferte di aiuto americano; l'Iraq e l'Arabia
Saudita,
ricchi di petrolio, non avevano bisogno dell'assistenza economica
americana, e fino ai tardi anni '50 la Giordania era il pupillo
della Gran Bretagna. Dopo il 1957, quando gli Stati Uniti si
assunsero
la responsabilità di sostenere la Giordania e ripresero gli
aiuti
economici all'Egitto, l'assistenza ai Paesi arabi fece un balzo.
Inoltre, gli Stati Uniti erano (e sono tuttora) il più grande
paese
ad aiutare i Palestinesi attraverso l'UNRWA.
Israele
ha ricevuto più aiuti diretti dagli Stati Uniti sin dalla
Seconda
Guerra Mondiale di ogni altro paese, ma gli importi per la prima
metà di questo periodo sono stati relativamente modesti. Tra
il 1949
ed il 1973 gli USA hanno dato ad Israele una media di circa 122
milioni
di Dollari l'anno, per un totale di 3,1 miliardi di Dollari (e
a dire il vero più di un miliardo di Dollari di questo fu una
serie
di prestiti per materiale militare negli anni 1971-1973). Prima del
1971, Israele ricevette un totale di appena 277 milioni di Dollari
in aiuti militari, tutti sotto forma di anticipi sugli acquisti.
Anche la gran parte degli aiuti economici fu in forma di prestito
ad Israele. In confronto, i Paesi arabi ricevettero circa il triplo
dell'aiuto prima del 1971, 4,4 miliardi di Dollari, o 170 milioni
di Dollari all'anno. Inoltre, al contrario d'israele, che riceve
quasi tutto l'aiuto dagli Stati Uniti, i paesi arabi hanno ricevuto
assistenza dall'Asia, dall'Europa Orientale, dall'Unione Sovietica
e dalla Comunità Europea.
È
mia responsabilità verificare che la nostra politica in
Israele combaci
con la nostra politica in tutto il mondo; secondo, è mio
desiderio
aiutare a costruire in Palestina uno stato democratico forte,
prospero, libero ed indipendente. Dev'essere grande abbastanza,
libero abbastanza, e forte abbastanza da rendere il suo popolo
autosufficiente e sicuro" - Presidente Truman, 28 Ottobre 1948,
discorso elettorale al Madison Square Garden.
Israele
non iniziò a ricevere grandi aiuti fino al 1974, dopo la
guerra
del 1973, e le somme crebbero drammaticamente dopo gli accordi di
Camp David. In tutto, sin dal 1949, Israele ha ricevuto più di
90 miliardi
di Dollari di aiuti. Sebbene i totali siano impressionanti, il
valore dell'assistenza ad Israele è stato eroso
dall'inflazione.
Anche
i paesi arabi che hanno firmato degli accordi con Isrele sono stati
ricompensati. Fin dalla firma del trattato di pace con Israele,
l'Egitto
è stato il secondo più grande destinatario di aiuti
americani
(2 miliardi di Dollari nel 2002, mentre Israele ne ricevette
2,8). Anche la Giordania è stata beneficiaria di maggiori
livelli
di aiuto sin da quando ha firmato un trattato con Israele (che
ha portato da meno di 40 milioni di Dollari ad oltre 225 milioni).
Fu anche rimesso il debito multimiliardario di ambo le nazioni
arabe fino agli USA.
Dopo
gli accordi di Oslo, anche gli Stati Uniti iniziarono a finanziare
i Palestinesi. Essi ora forniscono 80 miliardi in aiuti umanitari
attraverso l'Agenzia USA per lo Sviluppo Internazionale. Essi
non forniscono alcun aiuto diretto all'Autorità Palestinese,
in quanto
la ritengono corrotta. Il Presidente Bush avvertì
specificamente
i Palestinesi che essi debbono cambiare la loro guida ed
abbracciare le riforme per ottenere futura assistenza. "Vi posso
assicurare",
disse Bush, "che non daremo un soldo ad una società che
non
è trasparente ed [è] corrotta" [9a].
22.08.
[Mito]
"Gli
USA hanno sempre dato ad Israele miliardi di dollari a fondo
perduto"
22.08.
[Fatti]
Le
donazioni americane ad Israele sono finite nel 1959. L'aiuto
americano
ad Israele da allora fino al 1985 è consistito soprattutto di
prestiti, rimborsati da Israele, e di beni ormai superflui, che
Israele
comprò. Israele cominciò a comprare armi americane nel
1962, ma
non ricevette alcun aiuto militare gratuito fino dopo la Guerra del
Kippur del 1973. Come risultato, Israele ha dovuto indebitarsi
pesantemente
per finanziare il suo sviluppo economico ed i suoi acquisti
di armi. La decisione di convertire gli aiuti militari in
elargizioni
quell'anno fu basata sulla prevalente opinione nel Congresso
che senza un forte Israele, la guerra nel Medio Oriente fosse
più probabile, e che gli USA avrebbero dovuto affrontare
maggiori
spese in una simile eventualità.
Per
molti anni, gran parte dell'aiuto economico d'Israele fu usato per
ripagare i vecchi debiti. Nel 1984, la legislazione sugli aiuti
all'estero
incluse l'Emendamento Cranston (così chiamato da chi lo
sostenne
al Senato), che diceva che gli USA avrebbero fornito ad Israele
aiuti economici "in misura non inferiore a" l'ammontare
delle rate
dei debiti che ogni anno Israele deve ripagare agli USA.
22.09.
[Mito]
"Israele
continua a chiedere un mucchio di aiuti economici sebbene esso
sia ora un paese ricco che di aiuto non ha più
bisogno"
22.09.
[Fatti]
A
partire dall'anno fiscale 1987, Israele ha ricevuto annualmente 1,2
miliardi
di Dollari in elargizioni per aiuti economici ed in totale 1,8
miliardi di Dollari di elargizioni per aiuti militari. Nel 1998
Israele
si offrì di ridurre volontariamente la sua dipendenza
dall'aiuto
economico USA. Secondo un accordo raggiunto con l'Amministrazione
Clinton ed il Congresso, il pacchetto di aiuti economici
di 1,2 miliardi di Dollari sarà ridotto di 120 milioni di
Dollari
ogni anno in modo che esso scompaia in dieci anni.
Metà
dei risparmi annuali nell'assistenza economica (60 milioni di
Dollari)
si aggiungeranno al pacchetto di aiuti militari ad Israele in
riconoscimento dei suoi accresciuti bisogni nel campo della
sicurezza.
Nel 2001 Israele ha ricevuto 840 milioni di Dollari in aiuti
economici ed 1,98 miliardi di Dollari di aiuti militari. Nel 2002,
l'aiuto economico ad Israele fu ridotto a 720 milioni di Dollari,
e l'aiuto militare ad Israele fu fissato a 2,04 miliardi di
Dollari.
Israele
fece l'offerta perché non ha più bisogno dell'aiuto che
gli serviva
un tempo. Le fondamenta dell'economia israeliana oggi sono solide;
eppure Israele rimane zavorrato dai debiti passati verso gli USA,
che, al contrario di quelli di Giordania ed Egitto, non furono
rimessi.
Inoltre, Israele può ancora usare l'aiuto americano. Il paese
ha tuttora il tremendo peso finanziario di assorbire decine di
migliaia
di immigranti dall'ex-Unione Sovietica, un altissimo tasso di
disoccupazione ed un numero paurosamente alto di persone che sono
finite
in miseria. La situazione è stata ulteriormente esacerbata
dalla
violenza degli ultimi due anni, che ha devastato l'industria
turistica
e tutti i settori collegati nel campo dei servizi. Inoltre, le
concessioni fatte nei negoziati di pace hanno richiesto lo
smantellamento
di basi militari e la perdita di preziose risorse che debbono
essere rimpiazzate.
22.11.
[Mito]
"L'aiuto
militare americano sussidia l'industria bellica israeliana a spese
di quella americana"
22.11.
[Fatti]
Contrariamente
al senso comune, non è che gli USA firmino assegni da
miliardi
di dollari e li diano ad Israele perché li spenda come gli
piace.
Appena il 26% circa (555 milioni di Dollari sui 2,1 miliardi del
2003) di quel che Israele riceve in Finanziamenti Militari
all'Estero
(FMF) si può spendere in Israele per le forniture militari.
Il restante 74% è speso negli Stati Uniti per generare
profitti
e posti di lavoro. Più di mille aziende in 47 Stati, nel
Distretto
di Columbia ed a Puerto Rico hanno firmato contratti che totalizzano
miliardi di Dollari grazie a questo programma negli ultimi
anni. Ecco le cifre del 2001:
Il
valore dei Finanziamenti Militari all'Estero (FMF) diviso per Stato
[10]:
Alabama
................ $15,010,584
Arkansas
.................. $496,212
Arizona
................ $23,053,020
California
............ $155,969,600
Colorado
............... $33,864,588
Connecticut
........... $510,697,156
Delaware
.................. $367,011
Distretto
di Columbia ... $3,609,508
Florida
................ $94,222,258
Georgia
............... $158,911,735
Iowa
........................ $4,830
Idaho
..................... $151,977
Illinois
............... $57,492,657
Indiana
................ $46,200,627
Kansas
..................... $91,328
Kentucky
................ $1,539,095
Louisiana
................. $145,824
Massachusetts
.......... $25,080,078
Maryland
............... $62,805,516
Maine
.................. $33,201,400
Michigan
............... $67,447,234
Minnesota
.............. $10,886,633
Missouri
................ $1,927,615
Mississippi
............. $2,571,630
Montana
.................... $30,350
North
Carolina ......... $38,944,632
Nebraska
.................... $3,654
New
Hampshire .......... $17,254,145
New
Jersey ............. $52,750,873
New
Mexico ................. $55,554
Nevada
.................. $1,043,287
New
York .............. $110,854,412
Ohio
................... $42,646,748
Oklahoma
.................. $132,572
Oregon
.................. $5,512,292
Pennsylvania
........... $11,478,193
Rhode
Island .............. $841,354
South
Carolina .......... $4,598,444
South
Dakota ............ $4,893,179
Tennessee
............... $7,752,077
Texas
.................. $62,854,229
Utah
...................... $257,378
Virginia
............... $28,575,976
Vermont
................. $2,062,222
Washington
.............. $3,844,029
Wisconsin
............... $6,407,070
West
Virginia .............. $73,746
Wyoming
.................... $14,500
22.12.
[Mito]
"Le
malleverie USA hanno dato ad Israele miliardi di dollari dei
contribuenti
americani usati per costruire insediamenti in Cisgiordania
ed a Gaza per ospitare gli Ebrei sovietici"
22.12.
[Fatti]
Dal
1989, circa un milione di Ebrei è migrato in Israele. La
maggioranza,
circa l'80%, è venuta dall'ex-Unione Sovietica. Israele deve
fornire a questi immigranti vitto, alloggio, impiego e formazione
professionale. Il compito è ancora più arduo quando si
devono
assorbire degli Ebrei da paesi relativamente sottosviluppati come
l'Etiopia, a cui spesso occorre insegnare tutto, dall'uso dello
sciacquone
a come si preleva denaro da una banca. Per affrontare queste
sfide, Israele ha investito miliardi di dollari. Inoltre, la
comunità
ebraico-americana ha contribuito con centinaia di milioni di dollari
attraverso varie filantropie.
Eppure
il compito era tanto spaventoso che Israele ha chiesto aiuto agli
Stati Uniti. Per mettere la sfida in prospettiva, considerate che
gli Stati Uniti, un paese di 250 milioni di persone ed un PIL da
svariati
trilioni di Dollari, ammette appena 125.000 profughi all'anno.
Nel solo 1990, 185.000 Ebrei sono migrati in Israele.
Gli
Stati Uniti guidarono il Mondo Libero nell'aiutare a garantire la
libertà
degli Ebrei sovietici. A cominciare dal 1972, il Congresso ha
stanziato
dei fondi per aiutare gli Ebrei sovietici a risistemarsi in Israele.
Dal 1992 sono stati assegnati a questo scopo 80 milioni di
Dollari.
Dopo
che l'Unione Sovietica ebbe aperto le sue porte, il rivoletto di
migranti
divenne un'alluvione, balzando da meno di 13.000 persone nel 1989
a più di 185.000 nel 1990. Allora Israele chiese un diverso
tipo di
aiuto. Gli Stati Uniti hanno risposto nel 1990 approvando 400
milioni
di dollari in malleverie per aiutare Israele a dar casa ai nuovi
venuti.
Le
malleverie non sono elargizioni - non si trasferisce un centesimo
dalle
casse federali ad Israele. Gli USA semplicemente avallano dei
crediti
per Israele, cosa che dà ai banchieri la fiducia necessaria
per
prestare ad Israele denaro a condizioni più favorevoli:
interessi inferiori
e durate superiori - fino a trent'anni, anziché solo cinque o
sette. Queste garanzie sui crediti non hanno effetto sulla politica
interna
o sulle garanzie interne. Inoltre, essi non nuocciono al
contribuente
americano, a meno che Israele non cessi di pagare i suoi debiti,
cosa che non ha mai fatto. Per giunta, molto del denaro che Israele
prende a prestito è speso negli USA per acquistare beni
americani.
Quando
fu chiaro che il flusso di rifugiati era anche superiore al
previsto,
e decine di migliaia continuavano ad arrivare ogni mese, Israele
si rese conto che aveva bisogno di ulteriore aiuto, e chiese agli
Stati Uniti altri 10 miliardi di Dollari in malleverie.
Nel
1992 il Congresso autorizzò il Presidente a fornire malleverie
sui
crediti ad Israele come risultato dello straordinario sforzo
umanitario
per risistemare ed assorbire gli immigranti. Queste malleverie
furono concesse in incrementi annuali di 2 miliardi di Dollari
per cinque anni. Mentre il costo per il governo USA era nullo,
Israele ha pagato agli Stati Uniti delle commissioni annue che
ammontavano
a diverse centinaia di milioni di dollari per coprire i costi
amministrativi e di altro genere.
Secondo
le attuali linee guida, nessun aiuto americano ad Israele può
essere
usato al di là dei confini del 1967. Inoltre, per sottolineare
l'insoddisfazione
per le politiche di insediamento israeliane, il Presidente
era autorizzato a ridurre le malleverie annuali di un ammontare
pari al valore stimato delle attività intraprese da Israele
nella
Cisgiordania ed a Gaza l'anno precedente.
Pertanto,
come indica la tabella in
http://www.us-/ israel.org/jsource/US-Israel/Loan_Guarantees_for_Israel.html
, il Dipartimento
di Stato ha determinato che Israele ha speso poco meno di
1,4 miliardi di Dollari per l'attività di insediamento tra il
1993 ed
il 1996. Ma il Presidente era comunque autorizzato a non compiere le
deduzioni quando rendere il denaro disponibile ad Israele era
nell'interesse
della sicurezza degli Stati Uniti. Il Presidente Clinton
ha usato questa facoltà negli ultimi tre anni del programma,
cosicché
l'effettiva riduzione delle malleverie messe a disposizione
d'Israele
fu di 773,8 milioni di Dollari.
Il
denaro legato agli insediamenti inoltre non aveva nulla a che fare
con
i nuovi immigranti, nessuno dei quali era stato obbligato a vivere
nei Territori. Infatti, soltanto una minuscola percentuale scelse
volontariamente di farlo.
Da
ogni punto di vista, il programma di malleverie USA fu un grande
successo.
Israele usò il denaro preso in prestito soprattutto per
accrescere
l'ammontare della divisa estera disponibile per le attività
commerciali del paese, e per sostenere progetti infrastrutturali
come strade, ponti, fogne ed elettrificazione. Le malleverie
aiutarono inoltre Israele a dare casa e lavoro praticamente
a tutti i nuovi immigranti..
22.14.
[Mito]
"Gli
Israeliani vivono comodamente grazie all'aiuto americano, e non
vedono
motivo per riformare il sistema economico del loro paese"
22.14.
[Fatti]
Gli
Israeliani sono tra le persone più tassate del mondo, con
imposte sul
reddito che arrivano al 50%. Ed in un paese in cui l'Israeliano
medio
guadagna 18.000 Dollari.
Per
anni gli Israeliani hanno visto il loro tenore di vita declinare in
gran parte a causa dello straordinario peso delle spese per la
difesa,
che equivalgono a circa 1/5 - 1/4 del bilancio statale. La
situazione
è migliorata negli ultimi anni, grazie soprattutto al
processo
di pace, cosicché le spese per la difesa si sono ridotte al
16%
del bilancio statale.
Quando
Israele restituì i pozzi petroliferi che sviluppò nel
Sinai come
parte dell'accordo di pace con l'Egitto, ello sacrificò
l'opportunità
di diventare energeticamente autosufficiente. Di conseguenza,
la sua economia soffre delle oscillazioni del prezzo del
petrolio.
Più
recentemente, con l'arrivo di centinaia di milioni di immigranti
dall'ex-Unione
Sovietica e dall'Etiopia, gli Israeliani hanno accettato
di buon grado sacrifici ancora più grandi per facilitare
l'assorbimento
dei nuovi venuti.
È
da molto che gli Israeliani hanno riconosciuto la necessità di
riformare
drammaticamente la loro economia. Nel 1985 Israele implementò
un programma di stabilizzazione che comprendeva diverse
caratteristiche
principali: un forte taglio ai sussidi sui prodotti e sui
servizi di base; una forte svalutazione della moneta seguita da un
tasso di cambio verso il Dollaro stabile; controllo dei salari e dei
prezzi e la cessazione della "scala mobile"; ed una
politica monetaria
che controllerebbe l'espansione del credito, così facendo
salire
i tassi d'interesse.
Il
New York Times poi descrisse i sacrifici del popolo israeliano ed il
messaggio del programma di stabilizzazione come "Ognuno fa un
passo
indietro - tutti insieme" [14].
Il
programma di stabilizzazione israeliano funzionò come "un
mini- miracolo".
L'inflazione cadde bruscamente, dalle tra cifre allo zero nel
2000. Il tasso di cambio del siclo si stabilizzò, risalì
l'ammontare
delle riserve valutarie, crebbe l'export e si contrasse il
deficit pubblico.
Oggi
Israele sta cercando di andare oltre la stabilizzazione, per
compiere
i cambiamenti strutturali sottostanti necessario per una crescita
economica sostenuta. Il governo ha continuato a tagliare i sussidi
sul cibo ed i servizi pubblici, comprese la sanità e
l'istruzione,
a rimuovere il controllo dei prezzi ed a riformare la sua
struttura fiscale. Il governo ha cominciato a privatizzare le
aziende
statali. Sono passi dolorosi, ma gli Israeliani riconoscono la
necessità di tali difficili misure.
Israele
ha dato il benvenuto agli USA come ad un partner impegnato, ed
ha provato di essere uno dei pochi destinatari dell'aiuto straniero
USA che ha risposto positivamente alle proposte americane di
compiere grandi riforme nella sua economia.
22.15.
[Mito]
"Israele
prende misure protezionistiche che ostacolano il commercio
americano"
22.15.
[Fatti]
Israele
ha uno dei mercati più aperti per i beni americani. Gran
parte
della crescita nel commertio USA-Israele è un risultato
dell'Accordo
di Libero Scambio (FTA) del 1985. L'FTA dà ai prodotti
americani
l'opportunità di competere alla pari con i beni europei, che
hanno anch'essi libero accesso al mercato interno israeliano. Questo
è stato il primo accordo di questo genere firmato dagli Stati
Uniti
con qualsiasi governo straniero.
Dalla
firma dell'FTA, le esportazioni USA in Israele sono cresciute del
234%, mentre il volume totale del commercio tra i duo paesi è
salito
del 317%, fino a quasi 20 miliardi di Dollari. Questa crescita ha
portato a più vendite e più profitti per gli
esportatori americani.
22.17.
[Mito]
"Israele
ha raggirato gli USA convincendoli a vendere armi all'Iran in cambio
degli ostaggi, ed ha aiutato a dirottare i profitti verso
i Contras."
22.17.
[Fatti]
Secondo
il Rapporto delle Commissioni Congressuali d'Inchiesta sull'Affare
Iran-Contra emesso nel Novembre 1987, la vendita delle armi USA
all'Iran attraverso Israele iniziò nell'estate del 1985, dopo
aver ricevuto
l'approvazione del Presidente Reagan. Il rapporto mostra che
il coinvolgimento
israeliano fu stimolato da avancese separate nel 1985 del mercante
d'armi iraniano Manucher Ghorbanifar e dal consulente del Consiglio
per la Sicurezza Nazionale (NSC) Michael Ledeen, il quale ultimo
lavorava per il Consigliere alla Sicurezza Nazionale
Robert McFarlane.
Quando Ledeen chiese assistenza al Primo Ministro Shimon Peres,
il capo israeliano acconsentì a vendere armi
all'Iran nell'interesse
dell'America, purché la vendita fosse approvata in alto loco
negli USA [20].
Prima
che gli Israeliani partecipassero, dice il rapporto, essi
chiesero "un
consenso chiaro, esplicito e vincolante da parte del Governo
USA". McFarlane
disse alle Commissioni Congressuali che egli prima
ricevette l'approvazione
del Presidente Reavan nel Luglio 1985. In Agosto, Reagan autorizzò
nuovamente la prima vendita di armi all'Iran, tra le obiezioni del
Segretario alla Difesa Caspar Weinberger e del Segretario di
Stato George
Schultz [21]. Grazie a quell'accordo, il Reverendo Benjamin
Weir, tenuto
prigioniero in Libano per 16 mesi, fu rilasciato.
Quando
fu proposta nel Novembre di quell'anno una spedizione di
missili HAWK,
il Ministro della Difesa israeliano Yitzchaq Rabin chiese nuovamente
una specifica approvazione USA. Secondo McFarlane, il Presidente
acconsentì.
Nel
Dicembre 1985 il Presidente Reagan aveva deciso che le future vendite
agli Iraniani sarebbero venute direttamente dagli arsenali
USA.
Secondo
il rapporto delle Commissioni, l'assistente dell'NSC
Tenente Colonnello
Oliver North usò per la prima volta denaro
dall'operazione Iran
per finanziare la resistenza nicaraguenze nel Novembre 1985.
Egli però
testimoniò poi che la distrazione dei fondi ai Contras era
stata proposta
a lui da Ghorbanifar durante un incontro nel Gennaio 1986.
Il
miliardario saudita che commercia in petrolio ed armi Adnan
Khashoggi disse
in un'intervista all'ABC-TV del Dicembre 11, 1986, che egli anticipò
1 milione di Dollari per aiutare a finanziare la prima spedizione
di armi nello scandalo delle armi Iran-Contra e mise 4 milioni
di Dollari per la seconda spedizione. Secondo lo speciale comitato
di revisione del Presidente con a capo l'ex-senatore John Tower,
un funzionario straniero (si dice il Re saudita Fahd) donò da
1
a 2
milioni di Dollari al mese dal Luglio 1984 all'Aprile 1985
per finanziare
segretamente i Contras. L'Arabia Saudita negò di aver
aiutato i
ribelli nicaraguegni, ma il New York Times riferì che il
contributo avrebbe
potuto essere parte di un segreto accordo del 1981 tra Riyadh
e Washington
"per aiutare i gruppi di resistenza anticomunista intorno
ai sofisticati
aerei radar americani AWACS, secondo i funzionari USA ed altri
familiari con l'accordo" [22].
La
Commissione Bicamerale lodò il Governo israeliano per aver
fornito dettagliate
cronologie degli eventi basandosi su documenti rilevanti e su
interviste con i partecipanti chiave nell'operazione. Questo
rapporto inoltre
corroborava la conclusione della Commissione Tower: "I
decisori USA
hanno preso le loro decisioni de debbono patire la responsabilità per
le conseguenze" [23].
22.18.
[Mito]
"La
dipendenza americana dal petrolio arabo è diminuita nel corso
degli
anni"
22.18.
[Fatti]
Nel
1973 l'embargo petrolifero arabo inflisse un duro colpo all'economia
americana. Questo, insieme con i successivi aumenti di prezzo
dell'OPEC ed una crescente dipendenza americana dal petrolio
straniero,
innescò la recessione dei primi anni '70.
Nel
1973 il petrolio straniero soddisfava il 35% dei consumi americani
di petrolio, e nel 2001 la proporzione era salita al 53%, e l'OPEC
forniva il 45% delle importazioni USA. L'Arabia Saudita era al terzo
posto, l'Iraq al sesto ed il Kuwait al dodicesimo tra i primi dieci
fornitori di prodotti petroliferi agli USA nel 2001. I soli stati
del Golfo Persico fornivano da soli il 29% delle importazioni di
petrolio americane [24].
La
crescente dipendenza dal petrolio importato ha reso inoltre
l'economia
americana ancor più vulnerabile ai rialzi di prezzo, come
quelli
del 1979, 1981, 1982, 1990 e 2000. I rialzi del prezzo del petrolio
hanno inoltre consentito ai produttori arabi di petrolio di
accumulare
colossali guadagni a spese dei consumatori americani. Questi
profitti hanno finanziato grandi acquisti di armi e programmi per
armamenti non convenzionali come quello iraqeno.
La
dipendenza americana dal petrolio arabo ha qualche volta sollevato
lo
spettro di un rinnovato tentativo di ricattare gli Stati Uniti
perché
abbandonassero il loro sostegno ad Israele. Nell'Aprile 2002, per
esempio, l'Iraq sospese le spedizioni di petrolio per un mese per
protestare
le operazioni israeliane di sradicamento del terrorismo in
Cisgiordania.
Nessun altro produttore arabo di petrolio ha seguito l'esempio,
e l'azione iraqena ha avuto scarso effetto sul mercato del petrolio
e nessun risultato politico.
La
buona notizia per gli Americani è che tre dei quattro attuali
principali
fornitori di petrolio agli USA - Canada, Venezuela e Messico
- sono più affidabili e migliori alleati delle nazioni del
Golfo
Persico.
22.19.
[Mito]
"Le
principali compagnie petrolifere americane non prendono mai
posizione
sul conflitto arabo-israeliano"
22.19.
[Fatti]
Il
Presidente egizio Sadat persuase il defunto Re saudita Faisal a
minacciare
di negare il petrolio all'Occidente per sfruttare a scopi politici
la crescente dipendenza dell'Occidente industrializzato dal petrolio
arabo. La tattica ebbe successo: subito le principali compagnie
petrolifere americane sostennero pubblicamente la causa araba,
ed in privato operarono per indebolire il sostegno americano ad
Israele [26].
Secondo
un rapporto della Sottocommissione sulle Aziende Multinazionali
della Commissione Relazioni Internazionali del Senato, il
consorzio ARAMCO (Exxon, Mobil, Texaco e SOCAL) tentarono di
bloccare
il ponte aereo d'emergenza dall'America verso Israele durante
la guerra del 1973. Le compagnie inoltre cooperarono strettamente
con l'Arabia Saudita per negare olio e combustibile alla Marina
USA [27].
In
altre occasioni, le maggiori società petrolifere hanno
sostenuto le
posizioni dei paesi arabi, specialmente dell'Arabia Saudita. Le
principali
società petrolifere hanno vigorosamente premuto sul Congresso
in pro della vendita degli F-15 nel 1978, e degli aerei AWACS
nel 1981. Insieme con gli agenti sauditi stranieri, queste società
reclutarono molte altre aziende americane per premere in favore
dei SAuditi [28]. L'Arabia Saudita ha una potente lobby negli Stati
Uniti perché centinaia delle più grandi società
americane fanno affari
per miliardi di Dollari con il Regno. "Ed ognuna di queste
società",
notò Hoag Levins, "aveva centinaia di subappaltatori e
venditori
egualmente dipendenti dal mantenersi nelle grazi dei capi mussulmani
i cui paesi ora rappresentano tutti insieme il mercato più
ricco
del mondo" [29].
I
Sauditi spesso attaccano quella che ritengono l'eccessiva influenza
dei
sostenitori d'Israele negli Stati Uniti, ma l'indagatore giornalista
Steve Emersono ha rovesciato l'accusa. Dopo aver elencato molti
dei legami tra l'Arabia Saudita ed il mondo degli affari,
dell'università,
dei lobbisti e degli ex-funzionari governativi d'alto
rango in America, concluse:
"All'ampiezza
ed alla vastità dell'impatto dei petroldollari non c'è
rimedio
giuridico. Con così tante società, istituzioni e
persone la cui
sete è soddisfatta dal denaro petrolifero, l'influenza dei
petroldollari
è diffusa ovunque nella società americana. Il risultato
è
la sembianza di un sostegno ampio e spontaneo per le politiche
dell'Arabia
Saudita ed altri produttori arabi di petrolio da parte di
istituzioni
americane che vanno dalle università al Congresso. La
proliferazione
di legami d'interesse ha consentito agli interessi di parte
di confondersi con quelli della nazione.
Non
è mai accaduto prima nella storia americana che una potenza
economica
straniera abbia avuto il successo dell'Arabia Saudita nel
raggiungere
e coltivare potenti sostenitori in tutto il paese. I Sauditi
hanno scoperto la quintessenza delle debolezze americane, l'amore
per il denaro, e la connessione con i petroldollari si è
diffusa
per tutti gli Stati Uniti [30].
22.26.
[Mito]
"Le
università americane dovrebbero disinvestire dalle compagnie
che fanno
affari in Israele per costringerlo a por fine all''occupazione' ed
agli abusi nei diritti umani"
22.26.
[Fatti]
La
parola "pace" nelle petizioni di disinvestimento non
compare, cosa che
rende evidente che l'intento non è di risolvere il conflitto,
ma di
delegittimare Israele. I richiedenti accusano Israele per la
mancanza
di pace e chiedono che esso compia concessioni unilaterali senza
contraccambio da parte dei Palestinesi, neppure la cessazione del
terrorismo. I propugnatori del disinvestimento ignorano inoltre gli
sforzi d'Israele durante il processo di pace di Oslo, ed agli
incontri
al vertice col Presidente Clinton, di raggiungere uno storico
compromesso con i Palestinesi che avrebbe creato uno stato
Palestinese.
La
campagna di disinvestimento contro il Sudafrica era diretta
specificamente
contro società che stavano usando le leggi razziste di quel
paese a loro vantaggio. In Israele non esistono siffatte leggi
razziste;
inoltre, le società che fanno affari lì seguono il
medesimo standard
di eguali diritti per i lavoratori che si applicano negli Stati
Uniti.
Il
Rettore dell'Università di Harvard Lawrence Summers osservò
che gli
sforzi di disinvestimento sono antisemitici. "Opinioni
profondamente
antiisraeliane stanno trovando sempre maggior sostegno nelle
comunità intellettuali progressiste", disse Summers,
"Persone serie
e pensose stanno invocando e compiendo azioni che hanno un effetto,
se non un intento antisemita" [42].
La
pace nel Medio Oriente verrà solo da negoziati diretti tra le
parti,
e solo dopo che i paesi arabi riconoscano il diritto di Israele
ad esistere, ed i Palestinesi e gli altri Arabi la smettano di
sostenere il terrorismo. Le università americane non possono
essere
d'aiuto con maldirette campagne di disinvestimento che ingiustamente
dichiarano Israele la fonte dei conflitti nella regione.
I proponenti il disinvestimento sperano di marchiare Israele con
un'associazione con il Sudafrica dell'Apartheid, un confronto
offensivo
che ignora che tutti i cittadini israeliani sono uguali secondo
la legge.
[Note]
[9]
Memorandum di una conversazione tra Yitzhak Rabin ed al., e di
Paul
Warnke et al., (4 Novembre 1968), LBJ Library.
[9a]
Jerusalem Post, (27 Giugno 2002).
[10]
Ministero Israeliano della Difesa.
[1]
Dore Gold, America, the Gulf, and Israel, (CO: Westview Press,
1988),
p. 84.
[12]
Yitzhak Rabin, discorso alla conferenza su "Strategia e Difesa
nel
Mediterraneo Orientale", sponsorizzata dal Washington Institute
for
Near East Policy e dall'Associazione dei Corrispondenti Militari
Israeliani,
Gerusalemme, (9-11 Luglio 1986).
[13]
Ronald Reagan, "Recognizing the Israeli Asset," Washington
Post,
(15
Agosto 1979).
[14]
New York Times, (9 Agosto 1987).
[15]
Wolf Blitzer, Territory of Lies, (NY: Harper & Row, 1989), p.
201.
[16]
New York Times, (2 e 21 Dicembre 1985).
[1]
Blitzer, pp. 166-171.
[18]
Alan Dershowitz, Chutzpah, (MA: Little Brown, & Co., 1991), pp.
289-312.
[19]
Washington Post, (23 Dicembre 2000).
[20]
Buona parte di queste informazioni sono state confermate dalla
divulgazione
di conversazioni registrate di figure chiave dello
scandalo,
"Nightline," (2 Ottobre 1991).
[21]
Rapporto delle Commissioni Congressuali d'Inchiesta sull'Affare
Iran-Contra,
(DC: GPO, 1987), pp. 164-76.
[22]
New York Times, (4 Febbraio 1987).
[23]
The Tower Commission Report, (NY: Bantam Books and Time Books,
1987),
p. 84.
[24]
Energy Information Administration.
[25]
Al-Musawwar, (19 Gennaio 1990).
[26]
See Steven Emerson, "The ARAMCO Connection," The New
Republic,
(19
Maggio 1982), pp. 11-16;
Russell
Howe and Sarah Trott, The Power Peddlers, (NY:
Doubleday,
1977), pp. 342-343;
Anti-Defamation
League, The U.S.-Saudi Relationship, (NY: ADL,
1980),
p. 6.
[27]
Steven Emerson, The American House of Saud, (NY: Franklin Watts,
1985),
pp. 36-37;
Steven
Spiegel, The Other Arab-Israeli Conflict: Making
America's
Middle East Policy from Truman to Reagan, (IL: University
of
Chicago Press, 1985), pp. 258-59;
Anthony
Sampson, The Seven Sisters, (NY: Viking Press, 1975),
pp.
248-50;
Hoag
Levins, Arab Reach: The Secret War Against Israel, (NY:
Doubleday,
1983), p. 51.
[28]
Steven Emerson, "The Petrodollar Connection," The New
Republic,
(17
Febbraio 1982), pp. 18-25;
anche
Emerson, (85), pp. 177-213.
[29]
Levins, p. 19.
[30]
Emerson (85), p. 413.
[31]
Newsweek, (29 Ottobre 2001).
[31]
aAl-Raya (Qatar), (6 Gennaio 2002).
[32]Henry
Kissinger, The White House Years. (MA: Little Brown & Co.,
1979),
pp. 600-617.
[32b]
Washington Post, (16 Dicembre 2002).
[32c]
CNN, (3 Dicembre 2002).
[33]
Guardian Unlimited, (1 Gennaio 2001).
[34]
Near East Report, (16 Settembre 1970).
[35]
Editoriale del Washington Post, (11 Ottobre 2001).
[36]
Jerusalem Post, (17 Ottobre 2001).
[37]
Washington Post, (13 Settembre 2001).
[38]
Jerusalem Post, (9 Novembre 2001).
[39]
Jerusalem Post, (19 Ottobre 2001); Sondaggio Newsweek citato
in
"Protocols," The New Republic Online, (30 Ottobre
2001).
[4]
Jewish Telegraphic Agency, (2 Novembre 2001).
[41]
Jerusalem Post, (8 Novembre 2001).
[42]
Discorso per la preghiera del mattino, Memorial Church,
Cambridge,
Massachusetts, (17 Settembre 2002), Ufficio del Rettore,
Università
di Harvard.
Le verità sul medio oriente
oltre la propaganda antisemita
http://veromedioriente.altervista.org