La
bufala dell'occupazione di Gaza
I nemici di Israele,
che cercano di giustificare i razzi di Hamas e gli attacchi attraverso i tunnel
contro i civili israeliani, affermano falsamente che Israele continua ad
“occupare” la striscia di Gaza anche dopo che i suoi soldati e coloni se ne sono
andati da là nel 2005. Sostengono che, siccome Gaza è ancora illegalmente
occupata nonostante l’assenza di soldati israeliani, la resistenza
all’occupazione – compreso l’omicidio di civili israeliani – è giustificata sul
piano del diritto internazionale. Questa affermazione è sbagliata per diverse
ragioni.
In primo luogo, non è mai giustificato mirare deliberatamente ad uccidere civili
nemici. Quand’anche Israele occupasse militarmente Gaza, come fa in parte in
Cisgiordania, sarebbe comunque un doppio crimine di guerra sparare razzi contro
i civili israeliani utilizzando i civili palestinesi come scudi umani. E sarebbe
comunque un crimine di guerra utilizzare tunnel terroristici per uccidere o
rapire civili israeliani. L’unica legittima resistenza all’occupazione è quella
di colpire i soldati che mettono in atto l’occupazione.
In secondo luogo, un’occupazione militare di Gaza – in quanto distinta da
insediamenti civili – sarebbe del tutto giustificata per una questione sia di
diritto che il buon senso poiché Hamas, che controlla la striscia di Gaza, è
apertamente in guerra contro Israele e ha ripetutamente rifiutato l’idea stessa
di fare la pace con lo stato nazionale del popolo ebraico. Un’occupazione
militare è prevedibile per il buon senso e prevista dal diritto, finché esiste
uno stato di guerra.
Terzo, e ancora più rilevante per qualsiasi pace futura, è il fatto
indiscutibile che Israele, in realtà, ha posto termine alla sua occupazione di
Gaza nel 2005.
Perché Israele era a Gaza? L’aveva davvero occupata, con i militari, come il termine sembra sostenere?
No, Israele non occupò un bel nulla. Fu l’accordo del 1949 con l’Egitto, alla fine della prima guerra di aggressione che Israele subì, a stabilire la presenza israeliana a Gaza. La Guerra del Sinai del 1956 confermò questa presenza. La popolazione di Gaza intanto, durante la guerra del 1948, aumentò 4,5 volte, da 80.000 persone a 360.000, a causa dei palestinesi che fuggivano Israele e cercavano protezione dall’esercito egiziano. Furono creati otto campi profughi, nacque l’UNRWA che così tanto avrebbe poi inciso negli sviluppi politici successivi. La disoccupazione era altissima, nonostante l’Egitto avesse, nel 1952, accettato l’entrata di lavoratori palestinesi nel Paese. Lo sviluppo economico vero cominciò con le aziende agricole, gestite in modo moderno, dagli israeliani che si insediarono nella Striscia.
Nel 2005 Israele si ritirò da Gaza, lasciandone la gestione all’Amministrazione Palestinese, mantenendo il controllo dei confini, come da accordi tra le due parti.
Gli anni tra il 2005 e oggi si possono suddividere in tre
periodi: dal 2005 al 2007; dal 2007 fino all’inizio del mese di luglio 2014;
dall’inizio di luglio 2014 ad oggi.
Durante il primo periodo (2005-2007), Israele ha rimosso tutte le sue truppe e i
suoi coloni civili da Gaza. I coloni lasciarono sul posto serre, attrezzature
agricole e altre preziose attività economiche per un valore di milioni di
dollari. I palestinesi di Gaza erano liberi di andare e venire, di condurre
libere elezioni, di importare materiali da costruzione e per altre attività
economiche al fine di erigere una vitale entità palestinese a beneficio dei suoi
abitanti. Donatori europei inviavano denaro e altre risorse sperando che
venissero usati per creare posti di lavoro, scuole, ospedali e altre
infrastrutture necessarie.
Per la propria sicurezza, Israele mantenne il controllo sul proprio confine con
la striscia di Gaza con posti di blocco e recinzioni di sicurezza, ma aprì la
frontiera ai residenti palestinesi di Gaza che venivano a lavorare in Israele.
Durante quel periodo erano numerosi gli abitanti di Gaza che entravano in
Israele per lavorare portando a Gaza buoni stipendi per sfamare le loro
famiglie. Nello stesso periodo molti abitanti di Gaza andavano in Egitto e in
altri paesi.
Israele continuò anche a controllare lo spazio aereo di Gaza e a pattugliare le
sue rotte marittime, al fine di impedire l’importazione di razzi e altre armi
che potessero essere usate contro i civili israeliani. Ma non aveva più nessuna
presenza sul terreno nella striscia di Gaza.
Il 25 gennaio 2006 si tennero le elezioni nell’Autorità Palestinese. Gli
abitanti di Gaza erano liberi di votare e in effetti votarono in gran numero per
Hamas, che conseguì una significativa vittoria politica che le aprì la strada a
un governo di unione nazionale con Fatah. Ma per Hamas non era abbastanza, e nel
giugno 2007 scatenò un sanguinoso colpo di stato con l’uccisione numerosi civili
palestinesi affiliati all’Autorità Palestinese.
Hamas riprese anche gli attacchi di razzi contro i civili israeliani e
incrementò la costruzione di gallerie a scopo terroristico verso il territorio
israeliano, usate per uccidere e sequestrare israeliani. Fu solo dopo questi
atti di guerra da parte di Hamas che Israele istituì il blocco nel 2007, quasi
due anni dopo la fine della sua occupazione. Dunque la verità è che il blocco
non è stato la causa degli attacchi missilistici e dei tunnel di Hamas. Il
blocco è stato al contrario la conseguenza di quegli attacchi. Si trattò di una
risposta militare difensiva del tutto legittima a fronte dei crimini di guerra
commessi da Hamas contro civili israeliani. Eppure tanti continuano a sostenere
che Israele ha continuato a “occupare” Gaza illegalmente tra il 2005 e il 2007,
prima che istituisse il blocco.
Veniamo infine a quest’ultima guerra. Israele non ha mandato soldati a Gaza fino
che Hamas non ha mandato i suoi terroristi dentro Israele attraverso i tunnel
del terrore con lo scopo di uccidere cittadini israeliani. In quel momento
divenne chiaro agli israeliani che non avrebbero più potuto tollerare quel
sistema di tunnel che sboccano nei pressi di asili, kibbutz e altre aree civili.
Né quel sistema di tunnel poteva essere attaccato e distrutto dall’aria dal
momento che i suoi ingressi sono celati dentro ospedali, scuole, moschee e
abitazioni civili, e le uscite erano ovviamente sconosciute agli israeliani.
L’unico modo per chiudere quei tunnel della morte era entrando con truppe di
terra, nonostante i gravi rischi per la vita dei soldati israeliani. Ma Israele
non aveva altra scelta che attaccare gli ingressi delle gallerie prima che
venissero usate allo scopo per cui erano state scavate: per uccidere centinaia,
se non migliaia di civili israeliani e rapire soldati e civili israeliani
(probabilmente con un attacco in grande stile usando contemporaneamente molti
tunnel, stando a quanto ha scoperto l’intelligence israeliana ndr).
Nonostante questi fatti indiscutibili, i detrattori di Israele insistono sul
fatto che:
a) Gaza è rimasta sempre “occupata” anche dopo che soldati e coloni israeliani se ne sono andati nel 2005;
b) che la continua occupazione di Israele è illegale;
c) che questa occupazione illegale giustifica i crimini di guerra di
Hamas, compresi i razzi e gli attacchi dai tunnel contro i civili di Israele
facendosi scudo dei civili palestinesi.
Se una sola di queste affermazioni venisse accreditata dalla comunità
internazionale, ciò renderebbe impossibile una soluzione a due stati del
conflitto israelo-palestinese, perché non c’è modo che Israele possa porre fine
all’occupazione militare in Cisgiordania senza mantenere un certo grado di
controllo militare sui suoi confini di sicurezza. Nessun governo israeliano – di
destra, di centro o di sinistra – potrebbe fare un accordo con l’Autorità
Palestinese che lasciasse la stragrande maggioranza dei suoi cittadini, il suo
aeroporto internazionale e la maggior parte delle sue strutture economiche alla
mercé di lanci di razzi o attacchi da tunnel del genere di quelli che
sperimentati da quando hanno sgomberato la striscia di Gaza nel 2005. Né gli
Stati Uniti e la comunità internazionale potrebbero mai chiedere a Israele di
accettare un accordo che non garantisca la sua sicurezza, soprattutto alla luce
della situazione di estrema instabilità in Siria, Iraq e in gran parte del resto
del mondo arabo e musulmano.
Coloro che rifiutano di dare atto a Israele che ha rimosso unilateralmente tutti
i suoi coloni e soldati da Gaza per il solo fatto ha legittimamente mantenuto un
certo controllo di sicurezza sui propri confini, non fanno che scoraggiare
Israele dall’assumersi ulteriori rischi per la pace. Il meglio è nemico del
bene: pretendere la fine totale di qualsiasi controllo militare israeliano sui
suoi confini vulnerabili e pericolosi è la ricetta sicura perché un accordo di
pace buono, anche se non perfetto, non veda mai la luce.
Questo è precisamente l’obiettivo di Hamas. Ed è anche l’obiettivo di vari
estremisti, dentro e fuori Israele. Coloro che sostengono falsamente che Israele
ha continuato a occupare Gaza dopo che tutti gli israeliani se n’erano andati e
persino prima che imponesse il necessario blocco anti-terrorismo, reggono il
gioco ai nemici del compromesso e della pace.
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